Carla Cerati – Chi sono e come vivono gli altri?
di tramedipensieri
Carla Cerati è stata una fotografa e scrittrice.
“La fotografia le serviva per documentare il presente la parola per recuperare il passato.”
Scoperta casualmente così come spesso mi accade scopro una fotografa dell’anima.
Con le sue fotografie per la prima volta Carla Cerati mostra al mondo l’interno della realtà dei manicomi.
Il suo libro “Morire di classe” mostra il volto di una “società” fantasma ri.chiusa e inesistente.
La condizione manicomiale, fu per l’Italia dell’epoca un vero choc; era il 1969 quando venne pubblicato questo libro insieme a Gianni Berengo Gardin diede un grosso contributo alla spinta del movimento d’opinione che poi portò all’approvazione della legge Basaglia.
Un invito a non chiudere mai gli occhi.
***
La dimenticanza sorta
sotto il fendente,
ha catturato le pareti […]
Prepara uno straccio
per raccogliere respiri.
Che cosa fare affinché il quotidiano
torni vivibile in altro modo?
La dimenticanza si scava solchi dove il dramma
è rimosso.
Dominique Sorrente
Immagini di grande umanità, non conoscevo l’autrice.
Bellissimo post, complimenti!
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L’abbiamo scoperta insieme :))
la mia sorpresa è stata simile alla tua
grazie del passaggio
ciao
.marta
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Grazie a te, davvero 😊
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🙂
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Buona Pasqua cara Marta ❤
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Grazie Caterina 🙂
Buona Pasqua!
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Una volta c’era il servizio militare obbligatorio, io lo ripristinerei trasformandolo in servizio civile presso gli ospedali per esempio. Così che tutti possiamo venire a conoscenza della sofferenza vera, mica quella intellettuale e poetica. Sono parecchi i luoghi della sofferenza, sconosciuti o quasi. Io ne conosco uno, terrificante: l’orfanotrofio. Comunque grazie amica cara, ancora una volta le tua sensibilità ci aiuta a comprendere.
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Anche l’orfanotrofio…si
Un pò tutti dovremmo passare per quei luoghi, quasi, dimenticati forse si apprezzerebbe ciò che siamo, come viviamo e come dovremo relazionare con tutti gli altri.
Come ben sai la fotografia racconta, oggi più di ieri, più delle parole. E’ un fermo immagine che colpisce e fa riflettere.
grazie del passaggio
ciao
.marta
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Bellissima citazione. E poi mai, mai chiudere gli occhi sulla realtà. Anche quando sempre la più lontana al nostro vivere, può succedere che diventi la nostra realtà in men che non si dica
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La vita è un attimo proprio…hai spiegato bene il senso.
un abbraccio
.marta
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🙂
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https://flic.kr/p/4MsY4w
La vie en rose.
Sherabuonapasquetta
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Meglio in queste “…vie en rose” :Dhttps://www.flickr.com/photos/martamara/16988080005/in/dateposted-public/
Buona Pasqua e pasquetta :)))
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Easter gives hope for tomorrow,
As after the winter comes Spring.
Our hearts can be filled with gladness
As hearts rejoice and sing.
Happy Easter
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Very nice what you wrote, thanks
Happy Easter to you and who loves you
Hello
.marta
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Non conoscevo. Grazie
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Solo,la parola “manicomio”faceva tremare,quanta povera gente ce passata.Non la conoscevo, grazie cara Marta.Dolce notte ❤
Caterina
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Il tuo commento non so perchè mi ha portato a chiedermi da cosa nasce la parola “manicomio” e ho trovato questo sito
Buongiorno Caterina 🙂
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grazie per questo contributo
non la conoscevo
ma ora mi informerò meglio su di lei e il suo lavoro
ho sempre sostenuto la causa di Basaglia
davvero grazie marta ❤
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É stata anche per me una recente scoperta…mi piacerebbe poter leggere qualche suo libro
Ciao
Grazie del passaggio
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Che dire….. wow… colpisce molto davvero. Sono sicuramente un tema e un’artista da approfondire. Toccante. Grazie Marta, buona continuazione di giornata.
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Ciao Meg!
Grazie a te…
Buon domani…😊
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Grazie di questa scoperta. Vai a cercare lisetta carmi. Altra grande.
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Buongiorno 🙂
ma grazie! Interessante, non la conoscevo …
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Ha appena compiuto 85 anni Alda Merini che di manicomio ne sa qualcosa e così come nelle fotografie di Carla Cerati lei ha racchiuso tutte le ferite nelle sue parole di grande poetessa.
Alcuni anni fa la televisione mando in onda un documento sceneggiato sulla vita di Basaglia e le lotte politiche e mediche che contrastarono il suo pensiero di aprire i manicomi attraverso la presa in carico dei parenti accompagnati dalle strutture sanitarie. Le strutture sanitarie per tante ragioni non sono riuscite a mettersi al passo e la situazione dei manicomi non è affatto risola.
Non conoscevo ma si sa sono ignorante Carla Cerati e ti sono grata per questo tuo post.
Shera quasi sera
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Un grande problema questo dell’aver cura di queste persone.
Mai risolto, mai e sempre haimè attuale.
La Merini è una persona che bene o male, ce l’ha fatta: la sua testimonianza è nota attraverso le sue parole.Ha attraversato l’inferno…
Buongiorno, qui primavera timida ancora 🙂
ciao
.marta
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Timida ma pressante 🌷🍀🌹
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Oh si…e tra un pò cambierà pure l’orario 🙂
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Evviva Evviva Evviva 😀🌞🌞
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🙂
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Io l’ ho amata come scrittrice. Ora scopro che era anche una brava fotografa. Grazie.😊
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…a questo punto dovrei scoprirla come scrittrice 🙂
grazie a te del passaggio
ciao
.marta
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In effetti rinchiudere queste persone malate all’interno di quattro mura non credo fosse la scelta migliore. Si perdono il senso del tempo e dello spazio, le persone regrediscono ulteriormente.
E’ pur vero che bisognava trovare una soluzione al problema, ma confinarle forse era solo un modo per non ‘vedere’ più il problema stesso.
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Nella mia città il manicomio si trova(va) in periferia con diversi padiglioni sparsi in un immenso giardino. All’esterno non l’avresti mai detto che fosse un manicamo e si trovassero persone così gravemente malate|assenti.
Io ci sono stata, alcune di esse, avevano diritto al voto ed io ero presidente di seggio.
E’ stata la prima volta che mi trovavo a “contatto” con questo “mondo”.
L’impatto è stato forte…
E’un grandissimo problema che andrebbe affrontato molto seriamente; per le famiglie è impossibile gestire familiari con patologie di questo tipo.
L’affetto non basta…
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Io abito a Padova.
Anche da noi c’era un manicomio, anch’esso in una bella posizione con giardini e viali.
In alcuni padiglioni della struttura l’USL aveva sistemato alcuni ambulatori, così se avevi una visita capitava di incontrare qualcuno degli ospiti ricoverati nella struttura.
Anch’io mi posi molte domande quandi vidi con i miei occhi ciò che nessuno ti avrebbe raccontato.
Sinceramente non saprei come risolvere il problema. Io vedo solo che l’attenzione per il walfare, nel nostro Paese, diminuisce anno dopo anno, creando ogni anno nuovi disagi a chi ha familiari con handicap fisici/mentali, o problemi di altra natura (economici, casa, malattia).
Davvero non saprei.
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Tutto sommato parliamo di strutture in qualche modo decenti…e nonostante tutto i problemi non mancano. La politica, la mala politica quando decide di tagliare lo fa sempre sui disabili e sanità.
Certe strutture sono ormai obsolete necessiterebbero di manutenzione, ambienti meno cupi e soprattutto del personale specializzato e motivato nonchè controllato.
La trascuratezza fa sempre che le cose prendano una brutta piega…
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Sì, la struttura di Padova è/era davvero buona. Da quello che so, tuttavia, il numero di ospiti è stato drasticamente ridotto causa tagli.
Amici di famiglia hanno la figlia con sindrome di Down. Non ti dico quali e quanti problemi stiano affrontando causa tagli.
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Immagino 😦
Purtroppo la nostra civiltà è sempre più incivile
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Neanche la conoscevo .. e comunque credo che le sue foto per l’argomento che tratti siano un pugno nello stomaco. Mi ha incuriosito 😉 spulcio su google. Ciao Marta
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Ciao Romeo…
Ho pubblicato le più…”delicate”
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L’ho immaginato visto il tema non proprio facile
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🙂
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Dal momento in cui oltrepassa il muro dell’internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale ([…]); viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione.
Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell’individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell’internamento.
L’assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l’essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l’aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative che – proprio in quanto tali – non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno: questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell’asilo.
Franco Basaglia
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Ammetto che non la conoscevo e mai ne avevo sentito parlare. Questa è l’occasione per andare a leggere qualcosa di lei, del suo lavoro e del suo mettersi al servizio degli altri. Grazie Marta. 🙂
Buona giornata, un abbraccio ♥
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Buongiorno Affy, anche per me è stata una scoperta.
Il tema mi ha sempre interessato…
buona giornata ♥
.marta
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