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Non ti conosco eppure mi manchi
Non ti trovo ma continuo a cercarti
Non ti ho e già bramo il tuo corpo
Ti sto vivendo come presenza costante nel vuoto dei miei giorni
Quando potrò incontrarti
Ho bisogno della tua presenza del tuo corpo delle tue parole
Vivo il mio tempo amandoti, immaginando di te ogni particolare
Forse domani….penso prima di assopirmi
Domani … domani … domani.
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david guetta
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Non sapremo mai, non sapremo mai
cosa c’è al di là del nord
ma ho l’impressione
che sia una sensazione per la quale potremmo morire
Devi solo chiudere gli occhi e trattenere il respiro
perchè è giusto cosi
continueremo a spostarci fino a quando non arriveremo dall’altra parte
Nel 1917 iniziano i lavori che porteranno alla realizzazione di quello che per decenni sarà considerato il più grande lago artificiale d’Europa.
La progettazione è affidata all’ingegnere Angelo Omodeo, colui che darà il nome al lago, e la costruzione all’ing. Giulio Dolcetta.
Lo scopo di questa importante opera era quello di produrre energia elettrica e di sfruttare le acque del fiume Tirso per l’irrigazione del Campidano. Ma prima di iniziare i lavori, c’era un problema da risolvere: Zuri, un piccolo borgo di circa venti case che si trovava a 88 metri sul livello del mare, mentre l’acqua del lago sarebbe arrivata a 105 metri. Fatti due calcoli, Zuri sarebbe annegato. Quindi, per evitare che Zuri diventasse la piccola Atlantide dell’Omodeo, ancora prima dell’inizio dei lavori ufficiali si procedette alla demolizione dell’abitato e con esso la Chiesa di San Pietro.
Ci volle quasi un mese per buttare giù le case (i cui resti, in parte, dovrebbero trovarsi ancora là sotto) per poi ricostruirle in una altura vicina, al sicuro, e qualche anno in più per risolvere un altro problema: la chiesetta romanica di San Pietro del 1291. Per quanto l’idea di una chiesa sommersa sia sempre suggestiva, si decide di smontarla e rimontarla mattone per mattone, un processo che si chiama anastilosi, e oggi potete ammirarla all’entrata del piccolo borgo in tutta la sua integrità.
A valle della diga venne costruita la centrale idroelettrica, e grazie ad essa Ulà Tirso fu il primo paese della Sardegna ad avere l’energia elettrica. All’epoca, e per molto tempo, l’Omodeo era il lago artificiale più grande d’Europa, come tutti i bambini sardi, per decenni, hanno imparato a memoria sui libri di scuola.
Ma arrivò per la vecchia diga il momento di andare in pensione: nel 1997 venne inaugurata la nuova diga, più alta e dal bacino più capiente, che comportò un innalzamento del livello dell’acqua. Così la valle venne sommersa e tutto, animali estinti, foresta tropicale, resti di Zuri, sparì per sempre sotto l’acqua. O quasi. Ogni tanto, quando il livello dell’acqua cala, viene fuori il passato: la foresta pietrificata, qualche nuraghe, pali della luce e anche quella che viene chiamata la casa del capocentrale o da alcuni “casa del custode”.
In realtà in questa casa erano ospitati il capocentrale, il vicecapo e le loro famiglie. Si trova proprio sotto la vecchia diga, di fronte al ponte che la sovrasta. Dall’alto gli automobilisti probabilmente non notano nulla, anche perché per buona parte dell’anno l’edificio è quasi del tutto coperto dall’acqua. Era una bella villa a due piani circondata da un giardino con un laghetto, un frutteto e delle palme.
Il lago Omodeo è uno scrigno che sotto l’acqua nasconde vari tesori.
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Qui il link Archivio Storico-Luce
Mappa del territorio wikimapia.org
Nuova diga Eleonora D’Arborea 1997
Note ed immagini da Sardegna abbandonata
Jazz concert with Tigran Hamasyan Trio
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regina carter
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“I prati fanno nodo in gola oggi che è ancora inverno”
Iole Tonini
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“Prendiamo le armi, compagni!”, dell’illustratore cileno Francisco Olea.
Illustrazione del giornale internazionale. dove alcuni vignettisti di tutto il mondo hanno disegnato in ricordo di Charlie Hebdo
e come scrisse Victor Hugo:
“La libertà comincia dall’ironia”.
Che spasso…!
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joe bonamassa
guida verso la luce del giorno per tornare a casa
per tornare al mare