Looking For The Summer
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…nel tuo viaggio attraverso le terre selvagge
dal deserto fino al pozzo
ti sei perduto sull’autostrada …
chris rea
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…nel tuo viaggio attraverso le terre selvagge
dal deserto fino al pozzo
ti sei perduto sull’autostrada …
chris rea
Ma dimmi tu questi negri
che vengono a prendersi per disperazione
ciò che noi ci prendemmo con la violenza,
la spada e la croce santa,
lasciandoci dietro solo disperazione
Ma dimmi tu questi negri
che hanno cellulari e guardano le nostre donne,
mentre noi da sempre
ci fottiamo le loro
un tanto a botta nelle strade nere delle periferie,
e prendiamo il silicio dalle cave delle loro terre,
e come osano poi questi negri
avere desideri proprio uguali ai nostri
manco fossero umani
Ma dimmi tu questi negri che attraversano il mare
come se fosse messo lì per viaggiare
e non per tenerli lontani,
per galleggiare e non per affondare,
per andare e non per tornare
Ma dimmi tu questi negri
ex schiavi dei bianchi
che vengono qui a rubarci il pane
proprio ora che gli schiavi siamo noi
Messi in ginocchio e catene
da politici e finanzieri bianchi
con colletti bianchi
e canini e incisivi sorridenti
e perfettamente bianchi,
che in meno di trent’anni
ci hanno fatto schiavi
Ma dimmi tu questi negri
che hanno scoperto ora che la terra è una,
è rotonda,
e che a seguire la rotta della loro fame
Si arriva dritti dritti alla nostra opulenza
Ma dimmi tu questi negri
che facessero come i nostri nonni:
cioè tornare nella giungla e sui rami alti
visto che sono loro i nostri progenitori
e che l’umanità è tutta africana
Ma dimmi tu questi negri che non rispettano i confini della nostra ignoranza
e i muri della nostra paura
Ma dimmi tu questi negri che persino si comprano le sigarette
dopo che noi ci siamo fumati le loro foreste,
le loro miniere,
il loro passato,
il loro presente
ma abbiamo commesso l’imperdonabile errore di lasciargli una vita
e un futuro
a cui dimmi tu, questi negri,
non rinunciano mica
Ma dimmi tu questi negri
che si portano il loro Dio da casa
anziché temere il nostro,
e sanno ninna nanne e leggende e favole più antiche delle nostre
e parlano male la nostra lingua
Ma benissimo le loro che però noi non capiamo.
Ma dimmi tu questi negri a cui non vogliamo stringere la mano
né far mettere piede in casa,
sebbene a ben guardare
abbiano i palmi delle mani e dei piedi perfettamente bianchi
Proprio come i nostri.
Andrea Ivaz Melis
Isili è un comune di 3.000 abitanti in Provincia Sud Sardegna.
E’ probabile che Isili sia derivato da Ilienses, cosi’ denominati i popoli che, secondo Pausania, scamparono all’assedio di Troia (ca. 1184 anni a.C.) e guidati da Enea pervennero in Sardegna per poi unirsi ai Greci, e si stabilirono a Isili.
Il nome Ilienses deriva da Ilio, antico nome di Troia.
La sua origine e’ dunque stimata come anteriore al V° secolo a.C.
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La tradizione rivive l’Arte del Rame e del Tessuto nel museo “Maratè”– ospitato nell’antico convento dei Padri Scolopi, che ai manufatti di rame associa tappeti variopinti, altra famosa espressione artigiana locale.
Unico museo del rame di tutta la Sardegna.
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Quello che mi ha spinto a scrivere il post su Isili è proprio la lavorazione del rame sui tessuti.
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I tessuti infatti sono realizzati con intrecci di rame e, a volte, d’argento.
Una ricchezza di emozioni realizzati dalle tessitrici isilesi con fili d’oro, d’argento, di rame, di lino e di lane, di rafie e di spaghi, tessuti da mani sapienti, e colorati a mano con erbe ed essenze antiche, prendono vita a partire da una progettualità artistica di altissimo livello che unisce in un miracolo di equilibrio e di gusto tradizione e innovazione.
Gli arazzi sono accompagnati dai disegni progettuali di Piero Zedde
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Dal misterioso mondo dei ramai si arriva a quello della tessitura che, fondendo tradizione e modernità, realizza splendidi arazzi col sapiente intreccio di fili.
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Isili è anche molto altro.
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Pietro Mura di Isili: un artigiano del rame diventato artigiano di versi.
Sas nues passizanin artu
s’intendet su friscu attunzinu
Sos corbos arrondan continu
de custu a dudd’atteru sartu.
Sas fozas che sunu falande,
sas arvures tuttu ispozande.
Sos fiores chi nuscan de mortu
sun galu sos bios de s’ortu.
S’intenden sos annos currende,
Currende currende currende.
Pietro Mura – 1958
(Nicola Tanda ne ha curato la raccolta postuma)
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jimmy sax
(Tarkovsky quartet)