sai come nasce una poesia?
nasce da me
da una via
da un addio andato male
un pò di fumo che alto sale
nasce dall’assenza
vive della presenza
parla di me
di te e noi
del mare
del tempo
e di una donna da amare
nasce una poesia
che è un pò morire
lasciarci la pelle
vedersi sfiorire
eppure è così
che nasce poesia
come muore silente
ogni pezzo
d’anima mia
manchi poesia
tu che eri
tu che non sei mia
***
Vi faccio un esempio.
Prendete una coppia che va abbastanza bene:
due o tre lustri di convivenza
casa figli interessi comuni.
I coniugi però, non essendo nè sordi nè orbi
nè privi di altri sensi
naturalmente non immuni
dal notare che il mondo è pieno di persone attraenti
dell’altro sesso
di cui alcune, per circostanze favorevoli,
sarebbero passibili di un incontro a letto.
Sorge allora un problema che propone tre soluzioni.
La prima è la tradizionale repressione
non concupire eccetera non appropriarti dell’altrui proprietà
per cui il coniuge viene equiparato a un comò
Luigi XVI o a un televisore a colori
o a un qualsiasi oggetto di un certo valore
che non sarebbe corretto rubare.
La seconda soluzione è l’adulterio
altrettanto tradizionale
che crea una quantità di complicazioni
la lealtà (glielo dico o non glielo dico?)
lo squallore di motel occasionali
la necessità di costruire marchingegni di copertura
che non eliminano la paura
di fastidiose spiegazioni.
La terza soluzione è senza dubbio la più pratica
Si prendono i turbamenti e i sentimenti
le emozioni e le tentazioni
si mescolano bene si amalgama l’immagine
con un brodo di fantasia
e ci si fa su una poesia
che si mastica e si sublima
fino a corretta stesura sulla macchina da scrivere
e infine si manda giù
si digerisce con un po’ di amaro
d’erbe naturali
e poi non ci si pensa più.
Joyce Lussu
***
Salvadori Paleotti (Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti), più nota con il nome da sposata di Joyce Lussu Moglie di Emilio Lussu è stata una scrittrice, traduttrice e partigiana italiana, medaglia d’argento al valor militare.
“Mi sono innestata alla Sardegna e da allora siamo cresciuti insieme” .
La Lussu arrivò in Sardegna nel 1944 e nel suo spostarsi nell’isola incontra donne che, pur vissute in totale isolamento da ogni cultura e prive di strumenti moderni, “avevano maturità, saggezza e un forte senso di identità … una robusta dignità personale e una laicità che escludeva l’assuefazione al servilismo. Nel suo lavoro politico aveva occhio soprattutto al mondo delle donne , che bisognava far uscire dalle loro cucine dal ruolo di casalinghe.
Durante gli incontri, quando Joyce andava per paese e paese, nelle sezioni dei partiti, chiedeva:
“Dove sono le vostre mogli? Andate a casa e fate venire anche loro”.
Dedicherà una parte fondamentale della sua forte carica vitale al rapporto con i giovani, nell’ipotesi di un futuro di pace, da costruire con impegno costante e conoscenze adeguate del passato, degli errori, delle violenze e delle ingiustizie che non dovevano ripetersi. Conserverà una certa diffidenza nei confronti delle istituzioni e delle persone che le rappresentano, riporrà però fiducia ed apertura verso le nuove generazioni.
Secondo la mitologia norrena, esisteva un collegamento tra cielo e terra e questo era svolto dall’ásbrú, il ponte arcobaleno.
Questo ponte ha altri nomi: Bilröst, la via dai molti colori o Bifröst, la via tremula, e furono gli dèi stessi a costruirlo, con arte e profonda sapienza. Passaggio arduo e difficile, il ponte arcobaleno è accessibile soltanto a coloro che sanno come accedervi. Bifröst ha tre colori, manifestazione perfetta di sacralità e il rosso, simbolo del fuoco che arde.
L’altra estremità del ponte, sul quale sono incise rune, giunge ai piedi della rocca di Himinbjörg, là dove si spalancano i cancelli di Ásgarðr. In quel luogo Heimdallr, la sentinella degli dèi, veglia giorno e notte, attento che i giganti non abbiano accesso al ponte arcobaleno e non tentino di scalare il cielo. Anche se fragile all’apparenza, il ponte Bifröst è solido e fatto con arte e durerà fin quanto durerà il mondo.
Crollerà tuttavia quando arriveranno i figli di Múspell dal sud: ma di questo non c’è da stupirsi, perché allora nessuna cosa nell’universo sarà risparmiata.
Gli dèi cavalcano tutti i giorni lungo il ponte Bifröst, quando si recano al þing presso la fonte di Urðarbrunnr, la magica sorgente ai piedi del frassino Yggdrasill. È in quel luogo silenzioso, all’ombra del grande frassino, che essi tengono le loro assemblee.
Solo a Þórr è impedito il transito sul ponte, perché tutto Bifröst andrebbe in fiamme sotto le ruote del suo carro; perciò egli è costretto a procedere a piedi, guadando una serie di fiumi: il Körmt, l’Örmt e i due Kerlaugar.
The end
Questa è la fine
magnifico amico
Questa è la fine
mio unico amico, la fine
dei nostri piani elaborati, la fine
di ogni cosa stabilita, la fine
né salvezza o sorpresa, la fine
non guarderò nei tuoi occhi… mai più
puoi immaginarti come sarà
così senza limiti e libero
disperatamente bisognoso di una… mano straniera
Thought of you
“Sono cinquantotto anni che viviamo insieme e ti amo più che mai”.
Questa lettera non nasce da un’infatuazione, ma per confermare un amore duraturo. Di fronte alla riluttanza di André verso il matrimonio, lei risponde: “Se ti unisci con qualcuno per la vita, mettete insieme le vostre vite in comune e tralasciate di fare ciò che divide o contrasta la vostra unione. La costruzione della vostra coppia è il vostro progetto comune, non avrete mai finito di rafforzarla, di adattarla, di riorientarla in funzione delle situazioni mutevoli.
Noi saremo ciò che faremo insieme”.
Consiglio di leggere questo articolo André Gorz e Dorine, la coerenza dell’incoerenza http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=18223 scritto da Claudio Ughetto.
E alla fine riporta il pensiero di Andrè in questa splendida lettera d’amore per la sua compagna:
“La notte vedo talvolta la figura di un uomo che, su una strada vuota e in un paesaggio deserto, cammina dietro un carro funebre. Quest’uomo sono io. Sei tu che il carro funebre trasporta. Non voglio assistere alla tua cremazione; non voglio ricevere un vaso con le tue ceneri. (…) Spio il tuo respiro, la mia mano ti sfiora. Ciascuno di noi vorrebbe non dover sopravvivere alla morte dell’altro. Ci siamo spesso detti che se, per assurdo, avessimo una seconda vita, vorremmo trascorrerla insieme”.
Questo mi sembra uno splendido inno alla vita, uno dei più belli che mai siano stati scritti.