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limp bizkit
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Ho un problema, anzi…due.
Da qualche settimana non riesco a caricare la pagina relativa alle notifiche. Per intenderci il simboletto della campanellina, o nuvoletta che dir si voglia, che si trova in alto a destra.
Sembra una cosa da niente e invece….
Da ieri invece non riesco a commentare su nessun blog :((
Questo secondo problema è causato molto probabilmente dalla volontà di risolvere il primo…e invece, evidentemente, ho fatto pasticci.
Prima di crearne di più gravi vi chiedo la cortesia di aiutarmi, grazie.
(so messa male)
Per me che arrivavo da Parigi, la vostra isola fu uno choc. Così amava dire il fotografo Pablo Volta, italiano d’Argentina, sardo d’adozione
«Lo choc fu tale che decisi di non andarmene più».
Nasce il 3 gennaio 1926 a Buenos Aires da padre toscano, giornalista, e madre argentina, di origini italiane.
Esegue i primi scatti nella Berlino devastata dai bombardamenti. Rientrato in Italia si occupa di cronaca nera e di cinema, ed è tra i fondatori della Fotografi Associati, prima cooperativa di fotografi in Italia. Nel 1932 quando è ancora bambino la famiglia si trasferisce in Italia.
Nel 1949 a Berlino, segue un corso di Elementary Photography, organizzato dall’esercito di occupazione americano. Collabora diversi anni con il settimanale il Mondo. Nel 1952 costituisce insieme a Franco Pinna, Plinio De Martiis, Caio Maria Garrubba, e Nicola Sansone la cooperativa Fotografi Associati, che verrà sciolta nel 1954 a causa di difficoltà economiche[1].
Nel 1957 fotografa il Carnevale di Mamoiada.
Giunse in Sardegna nel dicembre del 1954 per eseguire una serie di fotografie a Orgosolo, in vista di una nuova edizione, illustrata, dell’lnchiesta su Orgosolo di Franco Cagnetta, già pubblicata con grande risonanza sulla rivista Nuovi Argomenti.
Quel mondo del tutto sconosciuto lo colpì profondamente, e Volta ritornò in Barbagia anche negli anni immediatamente successivi.
«Le donne barbaricine non compivano gesti inutili, erano essenziali. Come statue greche. Anche nei loro vestiti, alcune “vestivano alla moderna”, ma sempre una moda passata»
Nel 1966 partecipa come giornalista al programma Cinq Colonnes à la une della televisione francese con una serie di trasmissioni sulla Sardegna.
Nei primi anni settanta richiamato dall´interesse per la Sardegna scopre il fenomeno del muralismo.
Le sue fotografie figureranno in una grande mostra sull’arte muraria nel mondo, a Caen, in Normandia, nel 1981 e negli anni seguenti gira l´Italia.
Nel 1987, per amore della Sardegna sceglie di stabilirsi nel “paese museo” di San Sperate.
«È stato importantissimo il contributo dato da Pablo Volta alla cultura figurativa italiana. Il suo è stato uno sguardo semplice e militante, capace di cogliere le sfumature più sensibili nella vita quotidiana della gente sarda»
Dopo una vita dedicata alla sua passione per la fotografia, si è spento il 28 luglio 2011 all’età di 85 anni a causa di un male incurabile.
renato carosone
Scritta nel 1958 insieme a Nisa, “‘O sarracino” è una riuscita caricatura del malandrino affascinante, coi capelli ricci ed il viso abbronzato, che tutte le donne desiderano.
L’idea iniziale di Carosone era quella di raccontare lo sbarco di una nave tutta bianca con un uomo di colore a bordo, un tipo orientale vestito di bianco dal fascino irresistibile.
Nisa, però, decise che ‘o sarracino doveva essere napoletano, bastava abbronzarlo un poco…l’idea dell’Oriente, con contaminazioni partenopee, invece, rimase nella melodia.
Grazie al motivo accattivante ed orecchiabile e alla simpatia senza tempo del testo, il brano è rimasto tra i più popolari di Carosone.