Vergogna
di tramedipensieri
Ma è davvero un sentimento o un valore negativo la vergogna?
Nel passato la vergogna è sempre stata un sentimento associato alla rettitudine e vergognarsi ha sempre avuto una connotazione positiva.
È naturale che questa conclusione contrasti con la percezione che tutti hanno di questo sentimento, la cui gravezza risulta insopportabile e genera rifiuto.
La vergogna è, in altri termini, la sanzione morale per la violazione di una norma sociale che – si suppone – presidia il buon funzionamento di una società. L’incapacità di provare vergogna, al contrario, determina l’impossibilità di rilevare la “patologia” sociale e quindi di reprimere comportamenti dannosi per quella società.
La vergogna è certamente anche un sentimento fortemente individuale, perché fa sì che noi vediamo noi stessi come se fossero gli altri a vederci. È il sentimento dell’auto-consapevolezza, in quanto prima di poter riconoscere la sanzione da parte degli altri, implica un giudizio su se stessi. Se si interiorizza una norma sociale, la sua infrazione viene percepita come violazione di un codice interiore, prima che di quello sociale. La vergogna richiede, quindi, un avvicinamento a se stessi, un’ “inaudita, spaventosa prossimità dell’uomo con se stesso” (Belpoliti).
“….vergogna da distribuire a chi non ne ha, perché vergognarsi per gli altri si rende necessario come un intervento umanitario per riportare giustizia e benessere nella società.
C. Desogus
Come tutti i sentimenti non ha in sé il male, pure però può diventare qualcosa di nocivo.
La vergogna è spesso sintomo di autocritica, o di crescita: ci si vergogna di un proprio comportamento, di un proprio errore, di una propria mancanza;
ci si vergogna degli altri: dei politici, dei parenti (di quelli alla “zia Assunta” della famosa sit-com), a volte degli amici.
Ma la vergogna può sfociare in eccesso: può essere pregiudizio, come quando ci si vergogna di farsi vedere con certe persone;
può essere assurda, come quando ci vergogniamo dei nostri gusti (anche in amore);
può essere malata quando la vergogna per noi stessi raggiunge livelli che vanno ben oltre il pentimento o il riconoscimento di uno sbaglio.
Insomma, l’ambiguità, ma forse sarebbe più giusto parlare di neutralità, della vergogna dovrebbe farci riflettere di più su di essa e sui motivi per i quali ci assale.
E quindi, meno male che ogni tanto qualcuno ne parla 🙂
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Condivido!
Grazie del commento
buona serata
.marta
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“PS: spero tanto non ci si vergogni di essere ricchi, belli etc….cioè non ci voglio credere. Faccio veramente tanta fatica.”
Scrivi tu, Marta, in un tuo commento.
Credo che qualcuno dovrebbe vergognarsi di essere bello e ricco e di essere spregevole insieme, di non usare la bellezza e la richezza in modo sano.
gb
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Il problema è proprio questo: chi dovrebbe vergognarsi non lo fa…
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Mi piace tantissimo il commento profondo di Melogrande che ha proposto anche Sting, Artista decisamente eccezionale.
Grazie, Marta!
Splendida immagine!
gb
Con calma leggerò anche gli altri commenti e dirò ciò che io penso.
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Grazie a te gb!
A presto
.marta
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Credo che la vergogna sia “qualcosa” inventato da chi ha (probabilmente molto) di cui vergognarsi.
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Il commento di Stileminimo risponde a questa affermazione in modo molto esaustivo.
Molto probabilmente non è stato “inventato” ma dettato da modi di pensare e comportamenti che, con il tempo, hanno assunto caratteri negativi quasi di “selezione”.
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Bellissimo, il ragionamento di Stileminimo!
Bellissimo tutto il thread, veramente 🙂
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Si, Stile è molto molto molto brava. Penso sia una persona molto preparata, un grande cuore ed un’apertura mentale notevole.
Grazie Eli!
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La vergogna, almeno dal mio punto di vista, è un sentimento non innato, non positivo, ma che serve a crescere ed ad imparare dai proprio errori e dagli errori degli altri in qualche modo.
Si ci vergogna in base al proprio codice interiore che non è necessariamente un codice etico e morale in senso stretto.
Certo il problema è quando il codice interiore si plasma in modo eccessivo e non critico con quello sociale, inteso come quello della società (che non necessariamente è la società occidentale italiana) in cui si è cresciuti.
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Quando si nasce non ci si vergogna di niente. Per questo si dice, ed è… che i bambini sono spontanei. Se ne deduce che la vergogna è un qualcosa che altri, genitori in primis, gli impongono….e la società in seguito. Secondo il mio parere la vergogna non è nè negativa e nè del tutto positiva dipende…osservare ed impagare non per isolare e fare critica distruttiva.
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In un mondo di bambini non esisterebbe la vergogna, condivido. Ora che sono vecchio mi vergogno di tutto… di tutto quello che non sono stato… di tutto il bene che non ho fatto… dei bambini che non ho generato.
Grazie marta.
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Dopo averlo letto questo tuo commento diverse volte fatico a pubblicarlo. Non so..è come rende pubblica una confidenza personale, particolarmente sentita. E’ arrivata dritta al mio cuore che ha avuto un piccolo sussulto.
Ed io ho difficoltà a trovare le parole giuste, a volte. Lo sai, è già successo.
Rispondo con un abbraccio virtuale e ti ringrazio.
Ciao
.marta
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Mi vien da pensare alla vergogna come uno strumento di omologazione. Hai presente l’educazione bacchettona che fa leva sul senso di colpa e sul senso di vergogna? Quella. E non la so vedere come qualche cosa di positivo, di buono, perchè io credo che la vergogna ha molto a che fare con la coscienza e c’è una coscienza costruita dal contesto, dal sociale e una coscienza personale, più personale, intima. Più che lavorare sulla coscienza costruita dal sociale, trovo efficace il lavoro sulla coscienza personale, perchè se quella matura bene, non ha bisogna di imposizioni, non ha bisogna di vergognarsi, non ha bisogno di paletti imposti, perchè si regola da sola anche nel relazionarsi con il sociale.
E per crescere bene ha solo bisogno di guardarsi dentro in relazione con l’altro, libera di capire, ponendo la giusta attenzione alle cose del mondo e dell’umano, io credo.
E’ una questione di punti di vista. Se le coscienze personali fossero vigili e presenti e ponessero la giusta attenzione all’altro in quanto Persone, nessuno avrebbe nulla di cui vergognarsi, e le regole ed i paletti imposti sarebbero del tutto inutili.
E’ simile alla differenza che c’è fra un sentimento provato per cause imposte, ed il sentimento provato perchè nasce dal cuore.
La vergogna è costruita, la coscienza di ciò che è buono per se stessi e per gli altri è, dovrebbe, potrebbe essere spontanea.
E c’è da dire, tra l’altro, che non sempre le regole costruite dal sociale sono cose buone per se stessi e per gli altri: vergognarsi di essere donne in contesti lavorativi maschili, ad esempio, è un qualche cosa che ha costruito il sociale, ma in coscienza, personalmente, a me pare una gran cazzata! Eppure, vai a vedere quante donne si vergognerebbero di uscire dal contesto casalingo, ancora, anche oggi, per fare un lavoro che è prerogativa del solo genere maschile. Ti faccio un esempio come un altro, senza voler perorare nessuna causa femminista… tanto per ragionare.
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Un ottimo ragionamento il tuo molto, molto interessante anche se per arrivare a questo tipo di visione non siamo ancora pronti…
Quando ho letto la citazione che ho postato mai avrei pensato che rimandasse alla vergogna come un qualcosa che avesse a che fare con il sociale. Voglio dire… ci sarei potuta arrivare da sola però l’idea che ne ho\avevo della vergogna era legato proprio ad un tipo di sentimento del tutto personale.
Leggendo altre citazioni e qualche commento sia su google che qui mi sono ritrovata ad affrantare diverse problematiche che mi portavano fuori dal mio pensiero. Il fatto che sia una costruzione che parte dalla famiglia di origine e questa, a sua volta, dalla famiglia precedente…porta quasi, ad una omologazione come hai ben detto. Ora però mi pare che questa omologazione sia venuta meno…diciamo che allo stato attuale c’è un pò di confusione…e quasi, il senso di vergogna, inteso quasi come pudore, timidezza…è quasi scomparso.
Mi viene in mente l’esempio di una persona che ruba al mercato di un piccolo paese dove tutti si conoscono.
Il ladruncolo viene riconosciuto e additato.
Non lo linciano, non lo denunciano…ma viene guardato con sguardo malevole poichè evidente il suo errore.
E questi sguardi lo fanno vergognare profondamente.
Che dici avrebbe preferito essere portato in galera piuttosto che provare vergogna ogni volta che esce di casa? Minimo sarebbe costretto a cambiare aria…
La vergogna come coesione sociale di una legge etica non scritta ma che viene osservata dai più…
Ogni sentimento ha la sua medaglia.
E’ proprio così?
Non saprei dirti.
Forse ci sarebbe voluta un pò di vergogna da parte di certi\e loschi figuri che si vedono in tivù…ma, purtroppo, di questi tempi è in voga “la faccia tosta” che fan si che noi ci si vergogni a posto loro.
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La vergogna della quale parli fa parte di una senso di appartenza ad un gruppo in cui, quanto più questo è ristretto, quanto più le leggi scritte delle quali tu parli sono efficaci; il punto è che queste microrealtà sono destinate a sfumare in contesti molto più ampi nei quali s’insinuano coscienze sociali diversissime fra loro. Questo accade perchè culture diverse si stanno amalgamando. Ed il rimescolamento di queste coscienze diverse fa sì che le regole non scritte che un tempo erano più potenti delle leggi scritte, proprio in virtù della coesione sociale che vigeva nel contesto che le ha prodotte, oggi vengano via via a mancare, a sfumare. E allora che rimane? A che cosa ci si appella per avere una direzione che liberi dal senso di caos? Ai media, perchè questi sono lo strumento che arriva ovunque e lo può fare in maniera omogenea (o o mologata). Ed è in questo processo che i media e gli strumenti che omologano il pensiero in un senso comune che si rifà ad un’etica e a dei valori che a mio parere spesso sono decisamente criticabili, che viene prodotta la vera legge, quella che sostiutuisce il senso comune, la percezione del reale così come veniva concepito un tempo nelle microrealtà. Il problema è che il il senso critico è una delle prime cose che viene a mancare in questo processo che non mi faccio problemi a definire di indottrinamento di massa. Proprio perchè il senso critico è scomodo, perchè frantuma l’omologazione. E da che cosa prende vita la vergogna se non dal riflesso dato dalla critica sociale nei confronti dei comportamenti di uno o più individui? Non serve più. La critica è scomoda, perchè dà forza al gruppo che controlla il singolo. Il senso di vergogna agisce con un meccanismo inverso, dove il singolo è costretto a controllare se stesso in relazione al gruppo. Per questo non lo trovo un granchè come condizione. Perchè è imposta. Perchè non viene da una coscienza libera. Non comporterebbe nulla di grave se il gruppo imponesse dei condizionamenti culturali che vanno a vantagio del singolo e del gruppo. Il punto è che non avviene questo. Ci si vergogna ancora, ma il massimo al quale si può arrivare in termini di coscienza sociale è la vergogna di non essere ricchi, di non essere belli, di non essere come i modelli fasulli che i media propinano come prototipi di vite felici. Ci si vergogna di essere persone non vincenti, non potenti, insomma. Ci si vergongna di essere umani, in fin dei conti. Un tempo ci si vergognava d’altro… ci si vergognava della nudità, dei “facili costumi”, di essere disonesti, di essere scorretti, ma anche di essere liberi e di avere dei diritti, a volte. La vergogna è uno strumento, una leva sulle coscienze e molto dipende da chi e come la manovra. Ma pur sempre di manipolazione si tratta.
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Non aggiungo altro perchè il tuo commento, che ho letto due volte, è esaustivo e chiarisce tanti punti che ancora non avevo preso in considerazione; in altri ci devo riflettere però…
Grazie davvero e complimenti per il tuo modo di scrivere.
Buona serata
.marta
PS: spero tanto non ci si vergogni di essere ricchi, belli etc….cioè non ci voglio credere. Faccio veramente tanta fatica.
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…semmai ci si vergogna di non esserlo.:) Come se l’essenza di tutto fosse tutta lì. Buona serata a te.
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…e io che mi sono sempre vergognata…
Grazie…
che sia buona la serata e pure la nottata…
ciao
.marta
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…di essere ricca e bella? Lo vedi che la vergogna da qualunque lato la si guardi alla fin fine risulta qualcosa di dannoso? 😀 Ciao
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Ma io ricca e bella lo sono già!!
(ahah ahha)
ciao!!
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Sì, s’era capito…buon per te… spero che davvero non te ne vergogni.
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Non so, ci devo pensare. 😉
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Ma valà!
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o_o
Si scherza Stile, si scherza.
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…non sei comunista
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…esatto perchè i comunisti sono brutti e poveri… 😉 (ahah haha hahah)
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mi professo brutta e povera.Ma non son razzista nei confronti di chi è bello e ricco; son tollerante, ecco.
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ah…ecco non ci avrei mai pensato… >_<
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Penso che sia il troppo a stroppiare, tutto il resto invece, se usato nelle giuste dosi è positivo. Così come anche la vergogna. Quel pizzico giusto di vergogna lo trovo utile. Mio papà un giorno, avevo 6 anni, volevo uscire di casa con il mio bambolotto ma allo stesso tempo non mi osavo. Allora lui mi disse – Devi vergognarti se fai del male a qualcuno, non se esci con una bambola in braccio -. Me lo ricordo ancora.
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In tutte le cose ci vuole il giusto equilibrio su questo non ci piove.
E tutto vedi cambia a seconda del tipo di educazione che si riceve e, come ho scritto in altri commenti, nel contesto in cui si vive.
Da non sottovalutare il carattere ereditario che ciascuno di noi ha ricevuto…perchè non dimentichiamo, ci sono sempre stati gli “spiriti ribelli” ai quali certe imposizioni comportamentali e\o altro non le hanno mai accettate (lasciando stare che fossero giuste o sbagliate).
In questa frase: “Devi vergognarti se fai del male a qualcuno, non se esci con una bambola in braccio.”..tuo papà ha dato prova di un grande insegnamento.
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Sono certa che certe cose vanno come vanno proprio perchè si è perso il senso della vergogna e quindi, come sottolineava il testo, il senso di una patologia e la possibilità di correggere la rotta.
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Vanno come vanno principalmente perchè sono una massa di egoisti, per non esprimermi in altro modo, qui. La vergogna non sanno manco dove sta di casa. Come già scritto ci vergognamo noi da parte loro. Quasi.
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Al fondo di tutto c’ e’ sempre lo sguardo, sai ?
Spesso la saggezza e’ sepolta dentro le parole stesse, solo che e’ necessario superare l’ abitudine ed andarci a scavare un poco dentro per trovarla.
Il termine “vergogna” deriva dalla corruzione di “verecondia”, come se fossero due diversi significati della stessa parola.
E la verecondia ha dentro la radice antichissima, indoeuropea “var” che e’ il vedere, come nel tedesco warten, guardare, anche nel senso di fare la guardia, custodire.
La vergogna e’ uno sguardo su se stessi, un farsi la guardia da soli.
Ad ogni passo…
(e chissà che non avesse in mente questo, Sting…)
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Sono daccordo che alla base ci sia sempre lo sguardo.
La vergogna, si dice, sia un sentimento sociale generato dallo sguardo dell’altro infatti, a differenza di altri sentimenti, non è innata ma la si apprende.
Tanto è vero che a volte ci si vergogna anche dei comportamenti degli altri.
“Essa è strettamente legata ai valori e ai comportamenti della società di cui si fa parte”.
“È il sentimento dell’auto-consapevolezza, in quanto prima di poter riconoscere la sanzione da parte degli altri, implica un giudizio su se stessi”.
In genere chi si vergogna è il giusto e non l’ingiusto.
Bellissima la canzone di Sting…non sono sicura che avesse in mente proprio “questo”….
Grazie del passaggio, qui.
ciao
.marta
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Io mi vergogno di chi non si vergogna mai.
E mi vergogno di me stessa quando mi vergogno troppo.
Anche se a volte quello che io chiamo vergogna è imbarazzo.
Ma l’imbarazzo dovrebbe essere quello che si prova prima di un’azione, e la vergogna quella che si prova dopo averla compiuta.
Uff… sono confusa!
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🙂 E’ normale essere confusi in un contesto sociale come il nostro che, a velocità supersonica, è passato dal provare vergogna per molte troppe cose, a non averne per niente…
E come ho già risposto su…la vergogna è un sentimento che si apprende in famiglia prima, a scuola..e via in base al contesto sociale.
C’è ancora chi si vergogna perchè molto probabilmente fino ad una certa età ha imparato dalla famiglia “con questo non si fa” …o così vestita non devi uscire” per dire…e poi invece, fuori casa…ne vedi di tutti colori..e si fa in confusione.
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Terreno scivoloso, in verità… e comprendo la relazione tra il post e quanto stiamo vivendo, ma non posso non cedere all’impulso di vivisezionare e analizzare e considerare l’opposto, per poi magari cercare di superare gli opposti con una sintesi di qualche tipo.
L’opposto che vedo è questo. Chi mi dice che la “norma sociale che – si suppone – presidia il buon funzionamento di una società” lo presidi effettivamente? Se ad una donna viene strappato il burka si vergognerà da morire. 😉
Quello che io contesto al nostro paese, e questa potrebbe essere la sintesi che supera gli opposti, è che manca totalmente il concetto di aggregato sociale, che presuppone il rispetto per le esigenze dell’altro, e il riconoscimento dell’esistenza di un bene superiore al quale è necessario conformarsi affinché tutti vivano meglio. Da noi prevale una logica totalmente individualista, che guarda solo al vantaggio personale nell’immediato, senza alcuna proiezione futura e senza la minima considerazione per il vicino. In queste condizioni difficilmente si prova vergogna, perché qualunque nefandezza si autogiustifica in una logica di prevalenza individuale.
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Molto scivoloso e …impervio.
“Se ad una donna viene strappato il burka si vergognerà da morire”. Senza esitazione rispondo “assolutamente si!” (Anche se per il burka la vedo un tantino diversa…solo un pò).
“Se dovessero costringermi ad uscire in bikini in città avrei lo stesso tipo di risposta: “assolutamente si!”.
La domanda è perchè?
Torniamo al discorso della omologazione di cui parlava Stileminimo.
Mi vergognerei solo perchè gli altri non sono bikini?
E viceversa mi vergognerei in un campo di nudisti. Uguale preciso ed identico.
La vergogna sarebbe uguale e tale da paralizzarmi completamente.
Educazione? Contesto sociale? di tutto e di più!
E mettiamoci una certa timitezza; riservatezza; pudore…..
“Quello che io contesto al nostro paese, e questa potrebbe essere la sintesi che supera gli opposti, è che manca totalmente il concetto di aggregato sociale, che presuppone il rispetto per le esigenze dell’altro, e il riconoscimento dell’esistenza di un bene superiore al quale è necessario conformarsi affinché tutti vivano meglio”.
E’ necessario conformarsi quindi la vergogna è un ingrediente che favorisce l’aggregazione sociale.
Ne deduco da questo che, il sentimento di vergogna, è visto in maniera positiva. E torniamo a quel che dice Willy.
Caspita….bisognerà trarne delle conclusioni da tutto ciò!
(Mi ritiro per …deliberare…. – povera me!)
buona serata
grazie del commento
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Se posso tentare, una possibile conclusione è che la vergogna aiuta i sistemi sociali solidi, e pertanto può essere considerato un complemento positivo. Ma in assenza di quella solidità, da sola non è sufficiente a garantire che le regole sociali vigenti siano “etiche”.
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Tentare non nuoce….:)
…domanda: questi sistemi sociali solidi non hanno avuto “bisogno” di sentimenti di vergogna per essere “solidi”? La vergogna è un complemento positivo e, quindi, lo vedi come “aggiuntivo”?
Certo non è sufficiente da sola…
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Sì, lo vedo come aggiuntivo, come rafforzativo di una morale e di un’etica solida di per se stessa. Altrimenti serve a poco. L’esempio del burka era in realtà mirato a dire che la vergogna per il non rispetto di una regola non rende la regola buona. Coprire le donne non è una regola sociale sana. Ma la vergogna la fa da padrona in quel contesto. Il mio punto è che se la morale alla base non è sana, la vergogna non aiuta. Non ho paura delle parole, la morale è fondamentale in ogni agglomerato sociale. E però credo che certe forme di morale non siano corrette. Non è corretta la legge del taglione, non è corretto coprire il volto di una donna. E la vergogna per aver perso una mano a causa di un furto, o quella di trovarsi senza burka per strada, non rendono quelle leggi, e la morale che le ispira, corrette.
Dico di più, che se il senso morale è forte, la vergogna esisterà sempre. E quindi il problema si sposta automaticamente verso quanto sia “giusta” quella morale. E di nuovo, il mio punto riguardo al nostro paese è che non abbiamo una vera morale, non abbiamo una vera etica che riguarda il gruppo, il sistema sociale. La nostra morale è tutta incentrata sull’individualismo. (è bello confrontarsi con te)
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Non pensavo di certo che partendo dalla “vergogna” si arrivasse all’etica e …all’individualismo. Ferma com’ero, erroneamente, al pensare la vergogna coome aspetto della persona…e non della collettività.
Che sia una società egoista, priva di etica e di morale, incentrata sull’individualismo ok….ero arrivata per altro tipo di considerazioni. Ma non questa…
Ecco ora il tutto è molto più chiaro (scusa ma ognuno ha i suoi tempi 😉 ) ecco perchè aggiuntivo…
Confrontarsi?? Troppo buono…io imparo e….chiedo perchè, ahimè sono tante le cose che non so…! 😦
Buona serata
grazie
.marta
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Scusami, non mi piace dire che le persone sbagliano, perché mi faccio un punto d’onore di rispettare le opinioni di tutti, in modo quasi acritico. Però non ce la faccio. Non ce la faccio a trattenermi dal dirti che sbagli. Sbagli perché il confronto c’è eccome. Innanzitutto tu metti lo spunto di riflessione, e questo l’ho già detto altrove. E poi su questo spunto elabori e dici la tua, rispondendo e arricchendo. Questo io lo chiamo confronto 🙂
Un mio caro amico dice che in situazioni come questa, dove si è in tanti a confrontarsi, se si creano i presupposti corretti, cioè quelli del confronto e non della discussione contrapposta, ciascuno arricchisce il proprio capitale, e mette a disposizione della collettività gli interessi. E’ un concetto che mi piace molto, perché sottende la possibilità di mantenere il proprio libero arbitrio, le proprie opinioni e i propri convincimenti, arricchendoli con quelle sfaccettature che da soli spesso non si riescono ad intuire, a osservare. E questo è assolutamente impagabile. E bello. Nel senso più semplice del termine. E quindi grazie a te. 🙂
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🙂
Grazie a te e tutte le persone intervenute con i loro preziosi commenti e considerazioni.
.marta
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La vergogna sviluppa le sue radici in una violazione..
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In parte, si. La vergogna si sviluppa in un certo tipo di società comunitaria e in ambienti chiusi.
Io rispondo e nel frattempo cerco di riflettere eh…dico la mia…non è che abbia le idee molto chiare a questo punto del dibattito. Anzi mi stanno venendo tante di quelle domande….
Ti ringrazio del commento
ciao
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……..la vergogna….a mio parere……è senz’altro una connotazione positiva dell’individuo…….implicando senz’altro un desiderio di riscatto che è il momento esatto in cui la consapevolezza di sè raggiunge il massimo……..la vergogna esige una introspezione severa……..altrimenti degrada verso un semplice alibi…….tipico di chi recepisce la vergogna soltanto quando si vede puntare un indice contro……….bell’argomento………specie in questo periodo di campagna elettorale. Sottoscrivo in pieno quanto da te estratto e sopra riportato…………..serena giornata Marta……… 🙂 Willy
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A questo punto della discussione (se leggi i commenti pecedenti) non saprei che dirti. Forse non è nè del tutto positiva e nemmeno, può essere considerata del tutto negativa.
Forse nella sfera prettamente personale potrebbe essere vista come positiva… nella sfera pubblica senz’altro manca completamente tanto da chiedersi come mai noi ne siano provvisti più del necessario O_o.
Il provare o meglio “sentire ed avere” vergogna è un insieme di sentimenti e modi di vedere le cose, situazioni e persone che ci fanno sentire forse, fuori luogo. Come noi non saremmo e non riusciamo ad essere. In meglio o in peggio…eh..
E’ un discorso da riprendere e da rifletterci…sicuramente.
Buona serata Willy!…e grazie
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importante la vergogna purchè non ci paralizzi impedendo il riscatto
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Buongiorno…
Speriamo che non sia quella a frenare il riscatto; chissà che non serva, invece, al contrario.
Vergognarci a star paralizzati.
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di quello non ci vergognamo mai,
è così comodo servire il potente per avere un tozzo di pane…
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Mi vergogno.
M’indigno.
M’incavolo!
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rassegnati e resisti, non è il tempo della rivoluzione…
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Ok, resisto.
(…. e, silenziosamente insisto!)
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insisti pure, ma dalla stanza si esce guardando la porta o facendo un salto dalla finestra, negli altri casi dai solo delle “capocciate” al muro,
…e sono dolorose
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Altrochè se son dolorose…sento delle protuberanze, in effetti… 😉
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ahahah
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alcune volte odio la mia vergogna!
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Buongiorno Antonella!
Dici davvero? beh…magari è solo timidezza…
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si è timidezza….però non sai quanto pesa alcune volte! 🙂
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Lo so, eccome!
Crescendo penso che passi, spero.
🙂
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Bello…Se non “proietti” la vergogna, non ti indigni.
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E’ molto interessante…quando l’ho letto so rimasta, quasi, folgorata. Mah…
chissà se siamo in molti a vergognarci….
Buona giornata speciale! 🙂
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Verità!
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Già!
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