.le mani
Porto le mani al viso.
I palmi sfiorano l’olfatto, malato di memoria indelebile.
L’odore di polvere e cemento sa di carne consumata e tasche vuote.
Di acqua che non ne cancella l’alone, lasciando il biancore che esalta i solchi che sono percorso.
Niente più delle mani parla della vita di un uomo.
Nemmeno gli occhi, che puoi chiudere un attimo prima di pregare o di andar via.
Le mani raccontano la timidezza e precedono l’ira, con il loro carezzarsi l’un l’altra o con il loro tremore.
E scaldano a seconda dei battiti, o non lo fanno.
Si distendono se le tocchi o se carezzano le lacrime di una madre.
Perché le lacrime di una madre fanno male sempre.
E allora tornano piccole, ingannando ogni memoria.
*
… ricordati di ricordare. Ricordati di amare chi c’è, quando c’è.
Finchè c’è.
Cristian Marrosu e il suo blog