Un suono che accarezza i timpani ed è, come sempre, un’interessante scoperta avvenuta grazie al tuo prezioso blog!
Un sorriso per una serena giornata.
^____^
L’improvvisazione o improvvisare è il fiume dell’anima che scorre, saltella, devia, sbalza e rientra e riprende tra la luce di raggi, ombre e penombre. L’improvvisazione o improvvisare ha radici blues cioè dal profondo dell’anima e l’anima ha pianure e altipiani in cui si scorge lussureggiante sofferenza … anche quando è bella un certo tipo di musica viene dagli occhi dei mondi dell’anima. Essi giungono dalle propaggini dei sensi di tramutati strumenti.
Questo artista che ho scoperto grazie al suggerimento di un amico è proprio così.
La sua musica sgorga immediata dall’anima, senti che si estranea dal presente seguendo percorsi che “sollevano” al sogno
“Non sappiamo dove nasca né abbiamo idea di quale sia la sua ultima destinazione; nel suo percorso spazza via, sposta, piega, muove, spettina, dà ristoro, distrugge e crea. Lo conosciamo bene, il vento, ma mai lo capiremo fino in fondo, ci sfuggirà sempre il suo ritmo, talvolta regolare e cadenzato altre volte totalmente imprevedibile.
Ho compiuto un piccolo viaggio alla ricerca dei luoghi Italiani più legati al vento, registrando i suoi multiformi suoni, dalle altissime dune della Sardegna Occidentale a Trieste, dagli impianti per l’energia eolica alle creste dell’ Appennino dove più correnti si incontrano e soffiano forte.
Ho sempre trovato nel vento una sorta di maestro, dal quale imparare l’arte del mutamento, del lasciarsi portare, non come in una resa passiva, ma come fanno gli uccelli marini o gli alberi che non gli si oppongono, sarebbe inutile, ma lo assecondano e tentano di comunicare con le sue folate.
Le belle parole che hai speso per me mi lusingano profondamente, e le ricambio di cuore: anche il tuo blog è molto bello, infatti mi sono iscritto. Grazie a te per la risposta! 🙂
nato a Rimini nel 1984, ha iniziato a studiare flauto da bambino, si è diplomato nel 2004 al Conservatorio di Pesaro e dal 2000 si è dedicato alla composizione. Durante gli anni del conservatorio, parallelamente agli studi accademici, ha iniziato l’esperienza dell’improvvisazione, inizialmente in un contesto jazzistico poi in uno spazio musicale che non avesse confini.
Ha studiato la musica del nord dell’India, del Giappone e Persiana e dal 2002 ha cominciato lo studio del bansuri (il flauto traverso indiano), del dizi e del bawu (due tipi di flauti cinesi), del duduk (oboe armeno) dello shakuhachi (flauto giapponese della tradizione Zen), del ney (flauto presente in tutto il Medio Oriente), della fujara (flauto armonico di grandi dimensioni tipico in Slovacchia) e del khaen (organo a bocca tailandese).
Si interessa da tempo di musica antica e sacra di diversa provenienza geografica.
Un suono che accarezza i timpani ed è, come sempre, un’interessante scoperta avvenuta grazie al tuo prezioso blog!
Un sorriso per una serena giornata.
^____^
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Ricambio il sorriso 🙂
grazie
buona giornata
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Bellissima scoperta!
Grazie, infinitamente grazie!
Adriana
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Grazie a te 🙂
buongiorno
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Ci devi entrare i sintonia spirituale…tutt’uno con la natura stessa.
Buonanotte Marta
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Buongiorno Caterina 🙂
…naturalmente…
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è assolutamente adatta a questa stagione
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Assolutamente :)))
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Suoni per orecchie curiose…
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ipnotico, bellissimo
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…porta lontano, sospesi
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Stupendo , sognante
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Grazie ♥
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…quando la musica … sale
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L’improvvisazione o improvvisare è il fiume dell’anima che scorre, saltella, devia, sbalza e rientra e riprende tra la luce di raggi, ombre e penombre. L’improvvisazione o improvvisare ha radici blues cioè dal profondo dell’anima e l’anima ha pianure e altipiani in cui si scorge lussureggiante sofferenza … anche quando è bella un certo tipo di musica viene dagli occhi dei mondi dell’anima. Essi giungono dalle propaggini dei sensi di tramutati strumenti.
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Non posso che essere d’accordo.
Questo artista che ho scoperto grazie al suggerimento di un amico è proprio così.
La sua musica sgorga immediata dall’anima, senti che si estranea dal presente seguendo percorsi che “sollevano” al sogno
Fa bene l’ascolto…
Grazie del passaggio
.marta
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“Non sappiamo dove nasca né abbiamo idea di quale sia la sua ultima destinazione; nel suo percorso spazza via, sposta, piega, muove, spettina, dà ristoro, distrugge e crea. Lo conosciamo bene, il vento, ma mai lo capiremo fino in fondo, ci sfuggirà sempre il suo ritmo, talvolta regolare e cadenzato altre volte totalmente imprevedibile.
Ho compiuto un piccolo viaggio alla ricerca dei luoghi Italiani più legati al vento, registrando i suoi multiformi suoni, dalle altissime dune della Sardegna Occidentale a Trieste, dagli impianti per l’energia eolica alle creste dell’ Appennino dove più correnti si incontrano e soffiano forte.
Ho sempre trovato nel vento una sorta di maestro, dal quale imparare l’arte del mutamento, del lasciarsi portare, non come in una resa passiva, ma come fanno gli uccelli marini o gli alberi che non gli si oppongono, sarebbe inutile, ma lo assecondano e tentano di comunicare con le sue folate.
Così è nata questa musica.”
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Quando ho letto Trieste mi sono sciolto, adoro il Friuli – Venezia Giulia! 🙂 Ci sei mai stata?
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A Trieste non sono mai stata…mi piacerebbe andare, naturalmente 🙂
chissà…
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Del mio amore per il Friuli – Venezia Giulia ho parlato anche nel mio ultimo post… spero che ti piaccia! 🙂
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Molto, molto bello…certi ricordi trovano casa e non vanno via così facilmente 🙂
grazie del passaggio
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Le belle parole che hai speso per me mi lusingano profondamente, e le ricambio di cuore: anche il tuo blog è molto bello, infatti mi sono iscritto. Grazie a te per la risposta! 🙂
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Grazie a te 🙂
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Fabio Mina
nato a Rimini nel 1984, ha iniziato a studiare flauto da bambino, si è diplomato nel 2004 al Conservatorio di Pesaro e dal 2000 si è dedicato alla composizione. Durante gli anni del conservatorio, parallelamente agli studi accademici, ha iniziato l’esperienza dell’improvvisazione, inizialmente in un contesto jazzistico poi in uno spazio musicale che non avesse confini.
Ha studiato la musica del nord dell’India, del Giappone e Persiana e dal 2002 ha cominciato lo studio del bansuri (il flauto traverso indiano), del dizi e del bawu (due tipi di flauti cinesi), del duduk (oboe armeno) dello shakuhachi (flauto giapponese della tradizione Zen), del ney (flauto presente in tutto il Medio Oriente), della fujara (flauto armonico di grandi dimensioni tipico in Slovacchia) e del khaen (organo a bocca tailandese).
Si interessa da tempo di musica antica e sacra di diversa provenienza geografica.
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