L’ozio
di tramedipensieri
Qui in Kirghisia, in ogni settore pubblico e privato, non si lavora più di tre ore al giorno, a pieno stipendio, con la riserva di un’eventuale ora di straordinario.
Le rimanenti 20 e 21 ore della giornata vengono dedicate al sonno, al cibo, alla creatività, all’amore, alla vita, a se stessi, ai propri figli e ai propri simili.
Silvano Agosti.
Ma io sono moderno quanto lei, Sam. Solo che ciò che conta, per il futuro, non è il lavoro ma l’ozio.
Tutto il mondo è d’accordo nel dire che il lavoro non è che un mezzo. Si parla di una civiltà dell’ozio, vi è gente che lavora per 40 anni, per riposarsi dopo, ma quando finalmente raggiunge il riposo, non sa più che farsene, e muore.
Sinceramente credo di servire meglio la causa dell’umanità oziando che lavorando. Bisogna avere il coraggio di non lavorare.
La collezionista
DAI!! Raccogliamo le firme. Sarà un successo assicurato.
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dici?…uhmmmm, non di questi tempi; però si potesse riorganizzare il tutto…sarebbe un successo!
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” …il coraggio di non lavorare.”
bella idea
!
ciao John
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Come idea non è malaccio…si potesse! 😉
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Io sono già … (quasi). 😉
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🙂
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EVVIVA !!!
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Ti va l’idea, eh…?
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L’otium positivo [momento di riflessione filosofica] di Cicerone credo, non a caso contrapposto a negotium
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🙂
Grazie per questo momento di riflessione filosofica ..
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mi sento un tanticello preso in giro
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Urca…ma dalla mia risposta? scusa….non volevo.
Era solo per condividere ed approvare al meglio il tuo commento.
Ti chiedo scusa.
ciao
.marta
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risposta sincera! ho interpretato male . sono io che chiedo scusa
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Se il tuo sentire è stato quello evidentemente, non so..lo hai percepito così e mi dispiace davvero.
forse avrei dovuto mettere una faccina sorridente, non so.
Tutto a posto, allora e grazie per avermelo detto.
ciao
.marta
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si tutto a posto…permalosità sicula. faccio una gran fatica ogni giorno per evitarla…transpersonale o inconscio collettivo,
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Questo non te lo so dire ognuno conosce se stesso.
Però sai in rete a volte si possono “avvertire” cose che non ci piacciono al di là della nostra permalosità: l’importante è chiarire.
Grazie
buona serata
.marta
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3 o 4 ore sono assolutamente sufficienti, se svolte con concentrazione. E poi via alla costruzione di se stessi, alle letture, allo scambio, al confronto, allo sfogo della fantasia. Mi piace. Qui in Italia la vedo complicata. Però è bello sognare. E parlando di casa nostra, e del confronto con altri paesi, basterebbe che le 8 ore siano 8 davvero, e che poi si sia liberi di dedicarsi ad altro. In Norvegia, in Olanda, in Germania, funziona così. Qui meno.
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Qui non funziona niente è una cosifatta organizzazione del lavoro è lontana millemigliemille ;(
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ho sempre pensato che il lavoro sia una forzatura, e se la società non può farne a meno lo sforzo di tutti dovrebbero essere quello di non fare del lavoro un culto ma salvaguardare la nostra intima umanità di esseri bisognosi di vita da vivere
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Il lavoro così come è formulato ora non funziona e in gran parte ne siamo responsabili perchè volgiamo sempre di più. Quindi lavoriamo di più per soddisfare “bisogni” che poi non sono tali.
Lavoriamo (chi ha la fortuna di lavorare) tutta la settimana, poi arriva la domenica che devi far tutte le cose che non hai potuto fare nei giorni lavorativi…arriva il lunedì che è tutta una sommatoria di “ore di stanchezza” arretrata.
e’ un cane che si morde la coda e il nostro stato psicofisico…è disastroso.
Un accumulo di stress…per guadagnare di più, per sentire ancor di più l’insoddisfazione, etc. etc.
Magari ho estremizzato un pò…
Ciao
.marta
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Tu non hai idea di quanto posso essere d’accordo!!!
Ma non siamo pronti… non ancora!
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Immagino eccome! 😉
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Non mi convince la vicinanza dei due post. Quello che racconta Agosti non mi si abbina istintivamente all’ozio-riposo de “la collezionista”, che dal mio punto di vista è più rivolto a connotare negativamente il lavoro. Mi sento più vicino alla prospettiva di Agosti, che abbina dei bellissimi – e anche molto intensi – momenti di vita intellettuale, ludica, ricreativa (in linea con il senso etimologico del termine: stare con le persone amate, mangiare, creare e, perché no, anche dormire) con un lavoro che può ugualmente nobilitare l’individuo – anzi, a mio modo di vedere è anche necessario; ne ridimensiona più che altro i tempi.
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Infatti sono due post molto diversi.
Perciò li ho voluti separare da un’immagine.
Sono daccordo con te!
Grazie
ciao
.marta
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Non sono troppo d’accordo… spesso il lavoro coincide con una passione 🙂
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Ciao!
Mi vien da pensare che tu sia una persona di quelle fortunate che svolge un lavoro che l’appassiona.
E svolgere questo in tre ore o quattro?….
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Magari si potesse… 🙂
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Sarebbe splendido…. 🙂
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Il vero coraggio starebbe nel rinunciare a tante comodità che abbiamo intorno dalla nascita. Vivere con meno e rispolverare la convenienza di contare sulla solidarietà dell’appartenere a una cerchia di persone (famiglia, condominio, quartiere, paese, ..). Ma non disperiamo. Siamo una minoranza sul pianeta: prima o poi ci faranno rinunciare gli altri.
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Quoto! Il vero coraggio starebbe nel rinunciare a tante “comodità” che ci ingabbiano. E non è assolutamente vero il contrario.
In poche parole quasi…decrescita.
…..ritornare alla vita comunitaria.
Non disperiamo… 🙂
ciao
.marta
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Potrebbe contenere la soluzione per dare lavoro a più persone.. 🙂
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Penso anch’io che la tua sia una buona proposta! 🙂
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un sogno molto utopico… una favola infantile delle considerazioni desolanti sul concetto dell’ozio. alla fine si… sono dell’idea che perfino poter oziare significa faticare per produrlo e mantenerlo… bisogna lavorarci molto sopra… e per questo che il caro Agosti forse nel suo piu’ “poetare” che nel scrivere libri… mi fa sorridere… l’eterno Bambino in questo libro almeno.. al concetto dell’Ozio rispondo con un pensiero di Karl Marx sul suo opposto… il lavoro.
“il lavoro non è cosa sua ma di un altro; che non gli appartiene, e in esso egli non appartiene a sé, bensì a un altro.Il risultato è che l’uomo (il lavoratore) si sente libero ormai soltanto nelle sue funzioni bestiali, nel mangiare, nel bere, nel generare, tutt’al più nell’avere una casa, nella sua cura corporale etc., e che nelle sue funsioni umane si sente solo più una bestia. Il bestiale diventa l’umano e l’umano il bestiale. Il mangiare, il bere, il generare etc., sono in effetti anche schiette funzioni umane, ma sono bestiali nell’astrazione che le separa dal restante cerchio dell’umana attività e ne fa degli scopi ultimi e unici. beh… se si approfondisce la storia del Kirghizistan… riallacciandomi ad Agosti… mi da ancora di piu’ la sensazione che il suo scrivere è davvero favolistico… :O) Spero di aver fatto cosa gradita….. Cate
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Ciao..
Certo che è cosa gradita.. 🙂
“Il lavoro non è cosa sua ma di un altro”. Ed io aggiungo: così coome il lavoro di un altro è cosa sua.” Riallacciandomi ad Agosti mi chiedo se non bastino 3 ore al giorno per produrre ciò di cui abbiamo bisogno. Chiaramente 3 ore piene e fatte con la maggior attenzione e passione possibile. Lavorare per sentire veramente l’utilità di ciò che si fa per se e per gli altri.
Tutto il resto non è inteso come “ozio” vero è proprio ma un “lavoro” di costruzione di se stessi in piena armonia con la natura.
Sicuramente tutto ciò, allo stato attuale, è mooooolto ipotetico.
Personalmente condivido il suo pensiero…e magari!
L’ozio non può essere la regola. Sarebbe impossibile considerando che attualmente siamo tantissimi su questo pianeta Terra e non potremmo passare tutto il tempo a guardare gli astri…poichè ci sono dei bisogni primari da soddisfare.
Grazie del tuo passaggio e del commento.
ciao
.marta
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e non ci riesco a formulare un pensiero più serio della famosa battuta:
” l’ozio è il padre dei cugini!” 😉
porta pazienza!! 🙂
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🙂 Carino….
buongiorno!
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a te! 🙂
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Tanti anni fa ce n’era una carina: L’ozio è il padre dei vizi, che quindi sono miei cugini. 😉
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Scoprio una famiglia ….allargata, ohibò 😉
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E’ un’ottima filosofia 🙂
dedichiamo troppo tempo a cose che non ci fanno stare bene, non ci permettono di esprimerci e per l’essenziale non restano che le briciole.
Lo dico sempre, bisogna avere il coraggio di ribellarsi!
Ma forse un popolo felice è pericoloso…
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Un popolo felice non fa “guadagnare”.
buona giornata!
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Vera… verissima… verità, (assodato che molte “verità” non sono affatto “vere”).
Nel momento in cui dovresti godere delle tue fatiche… muori dentro. Ecco il frutto del lavoro. E spesso, manco ti viene detto un censioso “grazie”.
Un bacio a te.
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..tutto da rifare…
Buona giornata!
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Fosse per me… seguirei pari pari le parole di questo post. Il punto è che il sistema che ci siamo creati non credo lo permetta e penso anche che la complessità della macchina sociale non permette delle modifiche attuabili nel breve periodo. E allora ci tocca vivere per lavorare, altrochè! Dura, mara e tristissima realtà. 😦 Rivoluzione?
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E rivoluzione sia!
Buongiorno!
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Buongiorno a te! 🙂
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🙂
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